La firma di un nuovo accordo per studiare le patologie neurochirurgiche nei bambini e la condivisione sul rinnovo per altri due anni del progetto “Mediare in carcere” per favorire il mantenimento della relazione tra i detenuti e i loro figli. Sono le ultime novità, in una serie di progetti che le due realtà stanno portando avanti in partnership sempre in tema di salute dell’infanzia e della famiglia, anche grazie al sostegno economico di BCC Milano.
Martedì 23 luglio 2024 è stato firmato negli uffici della Direzione dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII un accordo che intende sostenere l’attività di ricerca dell’Unità di Neurochirurgia diretta da Luigi Lanterna. Nepios mette a disposizione dell’Ospedale un contributo economico per un incarico di data manager, che realizzerà un registro neurochirurgico delle patologie vascolari cerebrali, oncologiche e traumatiche, con l’obiettivo di contribuire alla ricerca delle patologie neurochirurgiche prevalentemente nei bambini, incluse le patologie rare vascolari dell'encefalo come il "Moya Moya", per la quale l’Ospedale di Bergamo è un punto di riferimento nazionale ed europeo.
“L’Associazione Nepios, nel rispetto del suo obiettivo dedicato all’Infanzia, ha voluto aprirsi all’ambito della ricerca, attraverso il progetto appena descritto, che permetterà di attivare una collaborazione partecipata e attiva con le Aziende ospedaliere nazionali e internazionali”, ha dichiarato Tullia Vecchi, Presidente di Nepios onlus.
È stato annunciato – la firma arriverà a breve - il rinnovo dell’accordo per i prossimi due anni del progetto "Mediare in carcere. Quando il detenuto è genitore. La cura delle relazioni dentro e fuori dal carcere", per promuovere il sostegno alla genitorialità, il mantenimento della relazione figlio-genitore durante la detenzione e promuovere la responsabilità genitoriale dei detenuti. Le prime due annualità del progetto che si conclude ad agosto, hanno permesso alla Psicologia, diretta da Maria Simonetta Spada, e afferente alla Direzione Sociosanitaria, di realizzare una progettualità innovativa. L'attività è stata resa possibile dalla sinergia tra gli operatori della Sanità penitenziaria, l'Istituto penitenziario, i detenuti e le loro famiglie. Grazie alla presenza dei due psicologi referenti del progetto Paolo Scotti e Silvia Gherardi sono stati arruolati all'interno del progetto 98 utenti, per un totale di 226 colloqui individuali e di gruppo. Ai detenuti in misura alternativa o in permesso per i figli sono stati messi a disposizione i locali del CBF - Centro per il Bambino e la Famiglia, un centro gestito in collaborazione tra Nepios e la ASST Papa Giovanni XXIII e considerato in Regione Lombardia unico nel suo genere per gli interventi qualificati sulla violenza, sugli abusi sui minori e più in generale sulle famiglie in crisi.
“I prossimi due anni ci vedranno ancora a fianco del Papa Giovanni XXIII per sostenere la genitorialità in carcere – ha confermato Tullia Vecchi -. Di recente, per renderla il più possibile accogliente, abbiamo arredato gli ambienti della saletta individuata dalla Casa circondariale per i colloqui dei detenuti con i loro figli. Vorrei ringraziare la Casa Circondariale di Bergamo, nella persona della ex Direttrice Teresa Mazzotta, per aver creduto in questo progetto ed aver favorito un prezioso il lavoro in rete tra le varie figure che operano all’interno del carcere, come gli educatori e gli addetti della Polizia penitenziaria e all’esterno del carcere, come la Tutela minori e i Servizi sociali dei comuni. Metteremo a disposizione della nuova Direttrice, dott.ssa Antonina D'Onofrio, lo stesso spirito di collaborazione che abbiamo dimostrato negli ultimi due anni”.
Entrambi i progetti hanno visto il sostegno economico della BCC Milano, che ha contribuito con due importanti finanziamenti, per la conclusione della seconda parte del progetto in carcere e per la copertura integrale del contratto annuale per il data manager che implementerà il registro previsto per il progetto sulle malattie pediatriche e la Neurochirurgia.
Antonina D’Onofrio, Direttrice della Casa circondariale di Bergamo: “Esprimo il mio ringraziamento e apprezzamento per aver preso a cuore il tema del carcere e la sofferenza che esso rappresenta per i detenuti, persone che, private della libertà personale, affrontano la detenzione all'interno dell'Istituto penitenziario lontani dai loro affetti familiari e soprattutto dai loro figli con i quali non sempre è facile mantenere la relazione. Il progetto "Mediare in carcere”. si pone in linea con la finalità di umanità della pena cristallizzata nella nostra Carta Costituzionale e con i principi previsti tanto nelle Mandela Rules quanto nelle Regole Penitenziarie Europee. Il delicato e incessante lavoro portato avanti dall'associazione Nepios Onlus in collaborazione con l'ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo è di fondamentale importanza perché significa prendersi cura della fragilità dell'essere umano, mostrare attenzione verso il disagio del singolo, guardando al suo bene, a quello del suo nucleo familiare ma anche a quello dell'intera comunità cui il soggetto appartiene. L'importanza di una collaborazione sinergica tra ASST, associazione NEPIOS Onlus, Casa Circondariale e le altre istituzioni che operano sul territorio è fondamentale per affrontare il tema dei giovani adulti, (fascia d'età 18/25 anni forse anche 27) spesso stranieri, con alle spalle un'esperienza detentiva minorile, con povertà educativa, a volte senza una famiglia, che quando è presente non è in grado di prendersi cura del ragazzo. La presa in carico dei giovani-adulti, in realtà ragazzi da formare, richiede attenzione, personale competente ed esperto, professionisti che sappiano cogliere le loro difficoltà trasformandole in progettualità e punti di forza. È un percorso che può essere affrontato solo attraverso un impegno congiunto che coinvolga ASST, Casa Circondariale e le altre Istituzioni che operano sul territorio, per un accompagnamento graduale, responsabile e consapevole dentro e fuori dal carcere”.
Giuseppe Maino, Presidente BCC Milano: “BCC Milano è entrata a far parte della Comunità bergamasca da soli due anni, motivata da spirito di servizio e spinta dall’obiettivo di dare a Bergamo una grande Banca del Territorio. Per vocazione statutaria siamo sensibili alle necessità delle comunità in cui operiamo e siamo attenti al rispetto della persona umana, un’attenzione fatta di ascolto delle esigenze e di affiancamento delle attività. Nepios è stata una delle prime realtà che abbiamo incontrato e di cui abbiamo apprezzato l’impegno e i progetti, che esprimono sempre un grande valore sociale. Per questo li abbiamo sostenuti, onorati di poter collaborare con l’associazione, coi medici e i ricercatori dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII”.
Simonetta Cesa, Direttore socio sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII: “Il progetto in carcere, che stiamo portando avanti insieme a Nepios e grazie al contributo dei suoi sostenitori, che ringrazio per la loro generosità, punta a mantenere le condizioni per la riabilitazione del detenuto, favorendo il mantenimento del suo ruolo genitoriale. È un obiettivo in linea con il dettato costituzionale. L’obiettivo della pena deve puntare alla rieducazione e non alla mera punizione. Siamo particolarmente soddisfatti di collaborare con tutti i soggetti istituzionali, come la Casa circondariale, la Tutela minori, i servizi sociali, contribuendo grazie alle competenze della nostra Psicologia e della Sanità penitenziaria”.
Francesco Locati, Direttore generale ASST Papa Giovanni XXIII: “Ringrazio Nepios e i suoi sostenitori per la fiducia che hanno riposto nella nostra azienda e che intendiamo onorare con il consueto impegno e dedizione con cui i professionisti del Papa Giovanni XXIII affrontano tutte le nuove sfide. L’impulso offerto alla Neurochirurgia pediatrica si inserisce nel più ampio percorso di valorizzazione della nostra vocazione pediatrica. È una tradizione che si è consolidata negli anni e che ha reso l’Ospedale di Bergamo un centro di riferimento nazionale per numerose patologie dei bambini. Spesso le intercettiamo già in epoca prenatale, durante la gravidanza, e proseguiamo i percorsi di diagnosi e cura dai primissimi anni di vita, fino all’età adulta”.