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“Salviamo il bar Mìa a Bòla”: al Polaresco uno spettacolo teatrale per abitare le distanze fra le persone

Si terrà giovedì 4 luglio alle 18.30 allo Spazio Polaresco (via del Polaresco 15, Bergamo) lo spettacolo teatrale “Salviamo il bar Mìa a bòla”, esito del laboratorio teatrale “Abitare le distanze” nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Salute mentale dell’ASST Papa Giovanni XXIII e alcune realtà territoriali che fanno capo alla Rete di Quartiere di Boccaleone, fra le quali il Centro Tutte le Età di Boccaleone. Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili; a fine spettacolo verrà offerto un piccolo buffet. 

“Salviamo il bar Mìa a bòla” mette in scena il piccolo mondo, sfaccettato e complesso, di un immaginario bar di quartiere, un luogo di aggregazione e di sogni in bilico, che offre uno spaccato affascinante e toccante sull’animo umano e i desideri che lo abitano. “Mìa a bòla” significa letteralmente, in dialetto bergamasco, “non a bolla”: un modo di dire per riferirsi a qualcuno un po’ strano, eccentrico, sbilenco: come la bolla nella livella dei muratori, che – quando il muro è storto – non si posiziona al giusto posto, nel mezzo del vetrino. Nel bar Mìa a bòla ogni avventore porta con sé un sogno, spesso irrealizzato, ma sempre vivo. E proprio il desiderio è il fulcro tematico della rappresentazione: uno dei temi centrali per chi si occupa di salute mentale. 

La particolarità di questo spettacolo teatrale è la partecipazione, fra gli attori, di utenti della Comunità Riabilitativa Psichiatrica CRM di Boccaleone e del Centro Diurno Psichiatrico Tito Livio, insieme agli operatori sanitari dei servizi psichiatrici e a comuni cittadini. Si tratta del secondo spettacolo portato in scena dal gruppo di persone che partecipa al laboratorio teatrale “Abitare le distanze”, che nel giugno del 2023 aveva esordito con una prima rappresentazione sul tema dell’identità dal titolo “Io, chi?”. 

Laboratorio Abitare le distanze

Il progetto “Abitare le distanze”, nato all’interno dei Servizi di riabilitazione psichiatrica dell’ASST Papa Giovanni XXIII, sin dall’inizio ha voluto valicare questi confini: il laboratorio si è infatti svolto su base settimanale negli spazi del Centro Tutte le Età di Boccaleone, una scelta precisa intesa a favorire la partecipazione dei cittadini, volontari provenienti dal quartiere o semplici curiosi. Oltre ai benefici espressivo-terapeutici che questa attività può offrire agli utenti dei servizi, infatti, obiettivo del progetto è provare ad abbattere le barriere fra le diverse realtà sociali e psichiatriche, favorendo l’inclusione attraverso l’arte teatrale.

“Il gruppo che si è formato racchiude in sé differenze: di età, di ruolo, di esperienze personali e teatrali – ha spiegato Paola Grifo, autrice della rappresentazione e psicoterapeuta della ASST Papa Giovanni XXIII –. L’obiettivo che ci siamo dati è provare a rendere queste distanze, per dirla con Frida Kahlo, non più confini (invalicabili) ma orizzonti (abitabili). Di qui il nome del progetto, “abitare le distanze” appunto: le distanze fra il dentro e il fuori dell’istituzione psichiatrica, le distanze fra operatori, pazienti, volontari, e anche le distanze fra il nostro io cosciente e quella parte “altra”, ma così intima, che vive dentro di noi, che muove e nutre le nostre passioni, al di là dei muri che noi stessi, a volte, costruiamo fra la nostra maschera pubblica e la nostra interiorità.”