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La chirurgia robotica si estende al trattamento del tumore del colon

Ultimato l’addestramento dei chirurghi, il robot dell’Ospedale di Bergamo è ora utilizzato per la rimozione del tumore del colon. Con l’introduzione della Chirurgia 1 addominale-toracica come terza Unità operativa coinvolta dopo la Urologia e la Ginecologia, il Papa Giovanni anticipa le direttive di Regione Lombardia che chiede agli ospedali dotati di robot di estenderne l’utilizzo a partire dal 2022. Quella dei tumori addominali è una sfera di attività clinica tra le più promettenti in tema di chirurgia laparoscopica robot-assistita.

Roberto Manfredi alla consolle del robot
Roberto Manfredi

Già utilizzato per la rimozione dei tumori urologici e ginecologici, il robot dell’Ospedale di Bergamo è ora in uso anche per il trattamento del tumore al colon. La sala operatoria che ospita la piattaforma chirurgica robotica ha ospitato nelle scorse settimane sette interventi per la rimozione di tumori al colon sinistro. Con l’intervento di mercoledì 1° dicembre, realizzato con successo su un uomo di 70 anni affetto da tumore nella parte destra del colon, può dirsi completata l’introduzione della chirurgia robotica per il trattamento di questa neoplasia addominale.  

Ad un anno di distanza dal primo intervento realizzato con il nuovo robot all’Ospedale di Bergamo, il ‘terzo pilastro’ del programma di chirurgia robotica è la Chirurgia generale 1 addominale- toracica diretta da Alessandro Lucianetti. L’intervento di mercoledì 1° dicembre ha visto operare i chirurghi Roberto Manfredi alla consolle del robot, e Emanuele Rausa al tavolo operatorio con l’assistenza dell’infermiera strumentista Francesca Rota. Tra i presenti in sala anche Giuseppe Spinoglio, già direttore della Chirurgia dello IEO di Milano. Spinoglio ha anche seguito come tutor le varie fasi preliminari di addestramento del team chirurgico. Le esercitazioni alla consolle del robot e al tavolo operatorio sono state seguite nei mesi scorsi anche da Luca Morelli, direttore della Chirurgia robotica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa. Come responsabili per lo sviluppo dell’attività robotica, Lucianetti ha individuato anche Paolo Bertoli, che ha coadiuvato Manfredi nelle precedenti operazioni robot-assistite come chirurgo al tavolo operatorio.  

Alessandro Lucianetti
Alessandro Lucianetti

L’innovazione tecnologica rappresentata dal robot è un’opportunità aggiuntiva che abbiamo voluto introdurre e rendere disponibile per i nostri pazienti che necessitano di un trattamento di un tumore addominale – ha spiegato Lucianetti -. Rimarranno centrali, anche in futuro, le capacità tecniche e soprattutto l’esperienza clinica del nostro team chirurgico. Sulla base della valutazione di ciascun paziente, è sempre il chirurgo a dover individuare la tecnica - tra la chirurgia robotica, laparoscopica e tradizionale - che minimizza i rischi e massimizza i risultati. La macchina insomma non si sostituirà all’uomo. Ma il robot offre, nei casi in cui è possibile farvi ricorso, innegabili vantaggi”.  

La chirurgia robotica garantisce una minore invasività rispetto alla chirurgia tradizionale ‘a cielo aperto’. L’accesso al campo operatorio avviene attraverso piccoli fori, senza dover fare ricorso ad incisioni chirurgiche estese. Ciò si traduce per il paziente in minore dolore post-operatorio e in tempi di recupero più rapidi. Le ferite, più piccole, presentano minori rischi di complicanze, come infezioni o sanguinamenti. Più rapida è infine la ripresa della ordinaria attività quotidiana e delle funzioni dell’organo, nello specifico di quelle intestinali. Il mancato taglio ha infine un riflesso positivo dal punto di vista estetico. Per il chirurgo, i sistemi per la chirurgia robotica garantiscono un’estrema precisione nei movimenti. Anche la visione del campo operatorio è favorita dall’enorme ingrandimento ottico e dalle possibilità di dettaglio offerte dal monitor con visione tridimensionale.  

Vantaggi finora messi a disposizione dei pazienti per il trattamento dei tumori della prostata e renali e per i tumori all’ovaio, rispettivamente in Urologia e in Ginecologia. Con l’introduzione della Chirurgia 1 come terza struttura coinvolta, il Papa Giovanni anticipa le direttive di Regione Lombardia per il 2022 e cioè la richiesta agli ospedali dotati del robot di estendere il suo utilizzo a una dimensione multidisciplinare, con il coinvolgimento di diverse unità operative chirurgiche. 

Robot tumore colon Papa Giovanni
Il campo operatorio con il robot. Da sinistra, in basso, Emanuele Rausa e Francesca Rota, in seconda fila Paolo Bertoli e Alessandro Lucianetti

Una richiesta che fa seguito al programma di implementazione della chirurgia robotica di Regione Lombardia, che ha consentito proprio un anno fa al Papa Giovanni di Bergamo di arricchire la propria dotazione tecnologica con la piattaforma robotica. Il giorno del primo intervento con il nuovo robot, il 25 novembre 2020, all’Ospedale di Bergamo era già presente una consolidata expertise di chirurgia robotica. I professionisti del Papa Giovanni avevano all’attivo una esperienza che pochi ospedali pubblici sono in grado di offrire, con 300 interventi chirurgici effettuati, in campo urologico e ginecologico, grazie anche alla condivisione per 36 mesi, tra il 2015 e il 2017, di un analogo robot per periodi alternati con l’ASST Lariana. Ecco perché è subito stato avviato un programma di sviluppo della chirurgia robotica, pianificato e coordinato da Luigi Da Pozzo, professore di Urologia all’Università di Milano Bicocca e direttore del Dipartimento Chirurgico del Papa Giovanni XXIII. Un programma che è stato favorito dalla compresenza all’Ospedale di Bergamo di un’ampia casistica e di una vocazione alla chirurgia oncologica.  

La chirurgia dei tumori addominali, che al Papa Giovanni è eseguita dalla Chirurgia 1 diretta da Alessandro Lucianetti con una casistica di elevata complessità, è tra le attività più promettenti in tema di chirurgia laparoscopica robot-assistita. Le potenzialità del robot, oltre che nei tumori del colon, possono in prospettiva essere sfruttate per la rimozione chirurgica delle neoplasie del tratto gastroenterico al retto e allo stomaco. Fondamentale per l’individuazione tempestiva di questi tumori è l’attività diagnostica che al Papa Giovanni XXIII viene realizzata dalla Gastroenterologia 2 – endoscopia digestiva, diretta da Salvatore Greco. Grazie a questa e ad altre collaborazioni multidisciplinari, il team di chirurghi toraco-addominali si occupa tra l’altro di tumori dell’esofago, dell’intestino tenue, del trattamento dei melanomi e sarcomi e di interventi chirurgici dell’area pneumo-mediastinica, per la cura delle più importanti malattie polmonari e pleuriche, sia oncologiche che funzionali. Come parte del Trauma Center di riferimento di Regione Lombardia, la Chirurgia 1 è infine attiva per gli interventi in urgenza di problematiche acute del distretto toraco-addominale, sia traumatiche sia derivanti da patologie organiche, come pneumotorace, occlusione e perforazione viscerale, colecistite acuta, appendicite. Anche le procedure in urgenza vengono eseguite, dove indicato, con tecnica mini-invasiva.  

Il robot ci permette di proseguire un’attività ormai strategica per gli ospedali pubblici che operano su casistica di elevata complessità – ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Per questo ringrazio il dottor Luigi Da Pozzo, che ha dimostrato di credere da sempre nelle potenzialità di questa innovazione tecnologica, e tutti i professionisti che rendono possibile l’introduzione di tecniche chirurgiche innovative al servizio dei nostri pazienti. Per altro come Direzione aziendale non possiamo che agevolare con determinazione l’acquisizione delle più aggiornate risorse tecnologiche che, unitamente ai professionisti di grande caratura, caratterizzano un ospedale di elevata specializzazione quale è il Papa Giovanni”. 

Data creazione: 07 Dicembre 2021
Ultimo aggiornamento: 07 Dicembre 2021
Davide Cremaschi - ufficio stampa e comunicazione : comunicazione@asst-pg23.it