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Scompenso cardiaco (insufficienza cardiaca)

Cosa è lo scompenso cardiaco 
Lo scompenso cardiaco è una condizione per cui il cuore non riesce a pompare una quantità di sangue adeguata alle necessità dell’organismo.
Il funzionamento del cuore è paragonabile a quello di una pompa: prima si riempie di sangue e poi lo inietta in tutto il sistema vascolare. Si parla di scompenso cardiaco, o di insufficienza cardiaca, quando questa capacità di pompare il sangue si altera.
Quando il cuore fa fatica a spingere il sangue nel sistema vascolare, perché la sua contrattilità è ridotta si parla di scompenso sistolico, o di funzione sistolica ridotta. Quando fatica a riempirsi di sangue, nonostante abbia una funzione sistolica conservata e continui a “pompare bene”, si parla di scompenso cardiaco diastolico.
Lo scompenso cardiaco è purtroppo una condizione piuttosto comune, che solo in Italia colpisce circa 1 milione di persone. Molto spesso la prognosi è infausta. Si calcola che, entro 5 anni dalla diagnosi, nel 50% dei casi si verifica la morte del paziente. Lo scompenso cardiaco rientra a tutti gli effetti tra le malattie più letali in assoluto.

Cause dello scompenso cardiaco
Spesso lo scompenso cardiaco colpisce chi ha avuto una cardiopatia ischemica, un infarto pregresso o una patologia valvolare. Possono favorirlo anche l’ipertensione non curata e il diabete. A volte il cuore non riesce ad esercitare adeguatamente la sua funzione di pompa, ma non se ne conosce la causa: si parla in questi casi di forme “idiopatiche”.

Sintomatologia e diagnosi
Fare diagnosi di scompenso cardiaco non è sempre facile. Un importante campanello d’allarme è la fatica a respirare sotto sforzo, per esempio salendo le scale o camminando a passo veloce, o addirittura rimanendo a riposo. Altri segnali da non sottovalutare sono un improvviso aumento di peso, lo stato di gonfiore delle gambe, e una generale sensazione di affaticamento.

Terapia dello scompenso cardiaco
Alcune terapie farmacologiche possono aiutare a ridurre i sintomi della malattia, in particolare per lo scompenso cardiaco con funzione sistolica ridotta. Si tratta delle glifozine (SGLT-2 inibitori), i betabloccanti, gli ACE-inibitori ma soprattutto gli ARNI. Vengono poi utilizzati gli antialdosteronici. Per pazienti con determinate caratteristiche elettrocardiografiche è possibile impiantare un defibrillatore.
Lo scompenso cardiaco diastolico, ovvero scompenso cardiaco con funzione sistolica preservata, offre purtroppo meno certezze in termini terapeutici. Tuttavia si stanno aprendo nuove prospettive. Risultati convincenti in questo senso sono emersi da un grande studio internazionale, che ha mostrato la capacità di una glifozina di ridurre la mortalità cardiovascolare e l’ospedalizzazione per scompenso del 21%: un’importante opportunità di cura per molti pazienti. Allo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha partecipato anche la ASST Papa Giovanni XXIII, che è centro di riferimento sullo scompenso cardiaco.
Nonostante i progressi terapeutici, nella lotta allo scompenso cardiaco resta cruciale la prevenzione. Lo stile di vita è fondamentale. In particolare bisogna contrastare i fattori di rischio cardiovascolare e tenere alla larga il diabete. Pertanto è importante privilegiare una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta, verdura, legumi, pesce e cereali integrati, e al contrario povera di sale, grassi animali, zuccheri raffinati e alcolici. Altrettanto importante è non fumare e fare regolarmente attività fisica, mantenere il peso forma o dimagrire in caso di sovrappeso.