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Epatite Delta

Cosa è l’epatite Delta
L’epatite delta (HDV) è la più aggressiva e pericolosa di tutte le epatiti croniche virali. Come le epatiti causate dai più conosciuti virus B e C, l’epatite Delta causa una infiammazione cronica che danneggia il fegato, con un maggior rischio di sviluppo di cirrosi ed epatocarcinoma anche in giovane età. In assenza di terapie veramente efficaci, molti pazienti finora hanno dovuto sottoporsi precocemente a trapianto di fegato.

Cause dell’epatite Delta
Il virus Delta è un virus a RNA. Per replicarsi nelle cellule del fegato ha bisogno necessariamente della presenza del virus dell’epatite B. Circa il 5-7% dei pazienti con epatite B sono co-infetti con epatite Delta. Si stimano circa 20 milioni di contagio nel mondo e qualche migliaio in Italia. Sono probabilmente numeri sottostimati, perché l’epatite Delta è meno ricercata rispetto alle epatiti B e C. Il contagio avviene soprattutto durante il parto, attraverso rapporti sessuali e l’utilizzo di siringhe infette. La prevenzione dell’infezione da epatite B grazie alla vaccinazione (obbligatoria in Italia dal 1991) previene anche il contagio con la Delta, che è rara nei soggetti nati in Italia e con meno di 40 anni. È maggiormente presente invece nei soggetti provenienti da aree ad elevata endemia (Asia, Europa dell’Est, alcune zone dell’Africa) e nei soggetti italiani over 40. 

Sintomatologia e diagnosi
Generalmente il virus dell’epatite Delta aggrava l’infezione da epatite B. La co-infezione da epatite B e D può portare, se non trattata, a cirrosi e tumori del fegato. Altro possibile esito della co-infezione da epatite B e D è l’epatite fulminante, una forma molto grave di epatite che può progredire in modo estremamente rapido e portare al coma ed anche alla morte. 
Questi tipi di virus sono subdoli perché silenti. Spesso i pazienti non manifestano alcun sintomo se non quando il fegato è ormai seriamente compromesso: per questo motivo la diagnosi precoce è fondamentale. Tutti i soggetti che hanno avuto un test positivo per l’epatite B devono sottoporsi anche al test per l’epatite Delta, che avviene tramite ricerca degli anticorpi negli esami del sangue.

Cura dell’epatite Delta
Recentemente è stato sviluppato un nuovo farmaco antivirale, destinato a cambiare il trattamento di questa forma aggressiva di epatite: il bulevertide è la prima terapia approvata per l’epatite Delta. Il farmaco, che non presenta effetti collaterali, è in grado di bloccare l’ingresso del virus nelle cellule del fegato, riducendo la replicazione e l’infiammazione delle cellule epatiche. Gli studi clinici attestano un miglioramento del quadro clinico nell’83% dei pazienti, grazie alla normalizzazione dei valori di transaminasi. 

Da gennaio 2023 è attivo al Papa Giovanni XXIII un ambulatorio dedicato al trattamento dell’epatite Delta. Per accedere all’ambulatorio è sufficiente richiedere una prima visita epatologica, con una prescrizione del medico di medicina generale che contenga il quesito diagnostico “epatite Delta”. Il paziente viene sottoposto a un test specifico per la quantificazione dell’HDV RNA sierico con un sistema di ultima generazione, estremamente sensibile. Viene in seguito valutato lo stadio della malattia epatica e definita la strategia terapeutica più appropriata per ciascun singolo caso.