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Una protesi per arginare i calcoli alle vie biliari senza usare il bisturi

È stato eseguito venerdì 3 aprile, per la prima volta nella storia dell’Ospedale di Bergamo, un intervento per via endoscopica e senza bisturi su una paziente di 85 anni positiva al COVID per drenare la bile e superare l’ostruzione alla via biliare principale, causata da diversi calcoli di grandi dimensioni, ricorrendo ad una piccola protesi lunga 8 e larga 6 millimetri.

La paziente era ricoverata da alcuni giorni nel reparto di Gastroenterologia 2 - endoscopia digestiva per colangiti ricorrenti secondarie alla grave ostruzione biliare. La procedura in ecoendoscopia, eseguita cioè utilizzando una sonda sotto controllo ecografico e senza tagli, è stata condotta da Salvatore Greco, direttore della Gastroenterologia II, che ha preso la guida del reparto dopo la morte di Paolo Ravelli, insieme all’équipe infermieristica del reparto.

“Nei 9 anni che Paolo Ravelli è stato con noi ha  saputo sviluppare le capacità del suo gruppo nella gestione della patologia bilio-pancreatica, in parallelo e in assoluta complementarietà alla Gastroenterologia I diretta da Stefano Fagiuoli – ha commentato Salvatore Greco -. Per fare ciò aveva puntato molto sulla ecoendoscopia. Questa procedura è stata dapprima utilizzata prevalentemente a scopo diagnostico, con un’accuratezza diagnostica molto elevata, per poi potenziare il suo utilizzo nella definizione cito-istologica di lesioni contigue agli organi raggiunti dall’endoscopio (il mediastino, il pancreas, le vie biliari, i linfonodi), fino allo sviluppo dell’approccio interventistico, in grado di sostituire procedure tradizionali”.

La procedura abituale per l’estrazione dei calcoli, ossia la Ercp (l'acronimo inglese di Endoscopic Retrograde Cholangio-Pancreatography, cioè Colangio-Pancreatografia Endoscopica Retrograda, che combina la tecnica dell'endoscopia alla tecnica della fluoroscopia a raggi x), in questo caso non risultava fattibile per un limite anatomico della paziente. Si sarebbe dovuto procedere ad una PTC, ossia ad una colangiografia con approccio percutaneo, che ha però lo svantaggio, rispetto alla procedura adottata dall’équipe di Salvatore Greco, di avere tempi di recupero post-intervento più lunghi e rischi infettivi elevati, per via proprio dell'approccio percutaneo, che prevede cioè un taglio chirurgico, anche se molto limitato.

“Il delicato intervento è stato eseguito  in un momento in cui la nostra azienda si trova a gestire una difficile situazione di emergenza sanitaria – ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale del Papa Giovanni XXIII -. È un’altra testimonianza dell’impegno e della volontà di tutto il personale ad affrontare anche le situazioni più delicate, predisponendo percorsi dedicati al COVID e continuando a porre attenzione allo sviluppo di metodiche sempre più avanzate e fondamentali nei processi di cura”.