C?? anche il Papa Giovanni XXIII, unico ospedale italiano, nella rete che unisce gli ospedali di 9 Paesi europei che lavorano insieme con l?obiettivo di migliorare il trattamento dello shock cardiogeno, un quadro clinico gravato da altissima mortalit?, conseguente ad un infarto miocardico acuto.
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Il 12 dicembre 2018 gli investigatori dei 45 centri partecipanti al progetto EURO SHOCK si sono riuniti alla Royal Society of Medicine di Londra per gli ultimi preparativi prima dell'inizio effettivo di uno studio che prevede l?uso precoce dell?ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), un supporto meccanico circolatorio in grado di mantenere la perfusione degli organi in presenza di un severo deficit di funzione cardiaca. L'obiettivo dello studio ? quello di randomizzare pi? di 400 pazienti in 36 mesi a partire dal 1? febbraio 2019.
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Ogni anno, in tutta Europa, a pi? di 50.000 pazienti viene diagnosticato uno shock cardiogeno. Le donne e gli anziani sono a pi? alto rischio per questa grave condizione, che ? uno stato drammatico di ridotta perfusione degli organi vitali conseguente ad un infarto. La sopravvivenza di questi pazienti ? molto limitata, con un tasso di mortalit? di circa il? 50%? nei? primi 30 giorni dall'insorgenza dello shock cardiogeno che porta rapidamente ad un'insufficienza di molti organi maggiori.
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Il progetto EURO SHOCK, finanziato dall'UE, ? il primo studio clinico su larga scala che valuta l'ECMO come potenziale intervento per ridurre la mortalit? associata allo shock cardiogeno. L'ECMO ? una forma di supporto circolatorio meccanico in cui il sangue deossigenato viene prelevato dal paziente da una cannula venosa e, dopo essere stato arricchito con ossigeno, viene ricircolato direttamente al sistema arterioso, preservando cos? gli organi durante la fase di massima instabilit? della malattia. In questo studio prospettico, condotto su scala europea, i pazienti ospedalizzati con shock cardiogeno riceveranno una rivascolarizzazione immediata con angioplastica coronarica per riaprire l'arteria responsabile dell'infarto e in presenza di uno shock persistente saranno quindi randomizzati a ricevere la farmacoterapia standard o lo standard di terapia pi? l'impiego dell'ECMO, entro poche ore dalla diagnosi iniziale di shock cardiogeno.
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Il Papa Giovanni XXIII porter? la propria esperienza con Giulio Guagliumi, cardiologo interventista riconosciuto a livello internazionale e responsabile per l?Italia del progetto EURO SHOCK, e il team ECMO, guidato dal Direttore del Dipartimento di Emergenza, urgenza e area critica, Luca Lorini.
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?Bergamo ? l?unico centro italiano partner del consorzio Euroschock e a noi ? affidato anche il compito di coordinare il lavoro dei tre centri satelliti italiani (Firenze Careggi, Bologna S. Orsola e Torino S Giovanni Bosco) ? ha spiegato Giulio Guagliumi ?. Partecipare a reti che uniscono ospedali europei ci consente di confrontarci con i migliori centri per le cure cardiovascolari e di offrire ai nostri pazienti ad alto rischio un nuovo approccio che potrebbe ridurre la mortalit? e le conseguenze dello shock?.
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Il progetto ha come investigatore principale dello studio il Prof. Anthony Gershlick dell'Universit? di Leicester (UK) e il reclutamento ? coordinato da dodici ospedali maggiori che coordinano altri centri in ciascuna nazione partecipante.
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I partners del progetto EURO SHOCK sono, oltre all?Ospedale di Bergamo: Accelopment AG (CH), , Chalice Medical Limited (UK), Deutsches Herzzentrum M?nchen (DE), Universit? di Glasgow (UK), Consorci Institut d'Investigacions Biomediques August Pi I Sunyer (ES), Katholieke Universiteit Leuven (BE), Ludwig-Maximilians Universit?t M?nchen (DE), Paula Stradina Kliniska Universitates Slimnica (LV), University of East Anglia (UK), Universitetet i Troms? (NO), University of Leicester (UK), Universitat Politecnica de Catalunya (ES), Universitair Ziekenhuis Antwerpen (BE). EURO SHOCK ? supportato dal finanziamento del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione Europea Numero con il grant numero 754946.