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Stent e chirurgia: arrivano negli Stati Uniti le linee guida sviluppate a Bergamo

Sono stati pubblicati sul numero di luglio della rivista americana Catheterization and cardiovascular interventions, organo ufficiale della Società Americana di Cardiologia Interventistica (SCAI), i risultati del Registro SAS (The Surgery After Stenting Registry), che ha raccolto i dati dell' applicazione nella pratica clinica delle linee guida firmate GISE-ANMCO sulla gestione della terapia antiaggregante nei pazienti portatori di stent coronarici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico.

Arrivano così anche oltreoceano i risultati del lavoro di Roberta Rossini, medico dell' Unità di Cardiologia 1 - scompenso e trapianti di cuore dell' ASST Papa Giovanni XXIII, diretta da Michele Senni, a cui la Società Italiana di Cardiologia Intervetistica (GISE), attualmente guidata da Giuseppe Musumeci, ha affidato la creazione di questo registro per tenere traccia dei risultati dell' applicazione delle linee guida nella pratica clinica quotidiana.

I dati pubblicati sulla rivista americana hanno riguardato 1.082 pazienti portatori di stent coronarici, che hanno subito un intervento chirurgico. L?85% sono stati trattati secondo le linee guida, con la somministrazione di aspirina in fase pre-operatoria nel 69,7% dei casi e della duplice terapia antiaggregante nel 10,5% dei casi. L' incidenza di eventi avversi cardiovascolari e complicanze durante il periodo di degenza ? stato del 12,7%. Le complicanze ischemiche sono state molto basse attestandosi al 3,5% a 30 giorni con una bassissima incidenza di trombosi di stent, pari allo 0,2%.?

"È per noi motivo di grande soddisfazione vedere il nostro lavoro pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica americana e i commenti più che positivi che sta originando tra i colleghi d' oltreoceano, di solito non così inclini a lodare i lavori europei" ha commentato Roberta Rossini "Questo studio è importante perchè ha dimostrato la fattibilità di utilizzo effettivo nella pratica clinica quotidiana delle nostre linee guida, con più di mille pazienti coinvolti. Inoltre i dati dimostrano un profilo di sicurezza sul fronte dei rischi ischemici e emorragici, che rientra negli standard interventistici generalmente accettati".

Il registro è nato sulla scia di un documento di consenso italiano e multidisciplinare -pubblicato nel 2012 sul Giornale Italiano di Cardiologia e poi ripreso anche dalla rivista Eurointervention, organo ufficiale della Società Europea di Cardiologia Interventistica- con l' intento di fornire indicazioni sulla gestione della terapia antiaggregante in pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica con impianto di stent, e per questo trattati con terapia antiaggregante piastrinica, che devono subire un intervento chirurgico di qualunque tipo. Prima del lavoro nel 2012 di Roberta Rossini e colleghi la gestione perioperatoria della terapia antiaggregante in questi pazienti non era mai stata chiaramente definita e a prevalere erano le infondate preoccupazioni per un aumentato rischio di sanguinamento, con conseguenti incaute sospensioni dei farmaci antiaggreganti.

"Oggi invece sappiamo che sospendere i farmaci antiaggreganti prescritti dopo l' inserimento dello stent può essere molto pericoloso, perché si riduce leggermente il rischio di emorragie, ma si aumenta la probabilità che il paziente vada incontro a eventi cardiaci molto più gravi - prosegue Roberta Rossini -. Le nostre linee guida raccomandano l' uso dell' aspirina nella maggioranza degli interventi chirurgici e di non sospendere la terapia antiaggregante in tutte le operazioni che hanno un basso rischio emorragico. Questo è un problema di enorme portata se si pensa che ogni anno nel mondo vengono impiantati circa 2 milioni di stent e circa il 4%-8% di questi pazienti deve sottoporsi a un intervento chirurgico nei successivi 12 mesi. Ora invece siamo riusciti ad uniformare la gestione della terapia antiaggregante, indirizzando in modo ragionevole e al meglio delle conoscenze attuali, le scelte terapeutiche, colmando un vuoto pericoloso per operatori e pazienti."

A disposizione dei medici c'è anche l' applicazione per dispositivi mobili Stent&Surgery dove si possono inserire i dati dei pazienti e le informazioni relative a qualunque tipologia di intervento chirurgico per ottenere indicazioni precise su quale sia il miglior modo di gestire il trattamento antiaggregante.

Il protocollo è stato anche adottato come linea guida aziendale dall' ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e da altre aziende ospedaliere italiane. È inoltre stato segnalato dall' Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (AGENAS) come esempio di Buona Pratica clinica.