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Grazie ad AOB sostegno psicologico triplicato per i malati di cancro

Grazie al supporto di AOB (Associazione Oncologica Bergamasca), l'attività di sostengo psicologico ai malati di tumore e alle loro famiglie messa in campo dall' Unità di Psicologia clinica dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII in un anno si è più che triplicata: i colloqui sono infatti passati dai 364 del 2013 ai 1.090 del 2014 e le prime visite dalle 58 del 2013 alle 193 dello scorso anno.

L'attività proseguirà anche quest'anno, fino almeno ai primi mesi del 2016: il sostegno di AOB è stato infatti rinnovato ed è stata confermata la presenza in corsia di 4 psicologhe dedicate ai malati oncologici. Con una novità: le professioniste si occuperanno anche dei bambini e dei giovani adulti, per intercettare i bisogni di questi pazienti alle prese con un tumore.

"Curare i giovani pazienti vuol dire riconoscere la complessità che contraddistingue questa tappa evolutiva: crescere con la malattia richiede non solo di salvaguardare la qualità della vita presente, ma anche investire in nuove acquisizioni, in progetti futuri, in nuove capacità - spiega Maria Simonetta Spada, responsabile del servizio di Psicologia clinica dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII -. Il sostegno psicologico rappresenta quindi uno spazio prezioso in cui poter dar voce a paure e timori che la malattia comporta. Grazie ad AOB riusciremo a dare continuità al nostro obiettivo di offrire ai nostri pazienti interventi capillari e tempestivi all'interno di percorsi di cura multidisciplinari".

Gli interventi psicologici si rivolgeranno anche ai bambini con genitori malati di cancro, dando seguito al progetto Lego, da tempo attivo nell'ospedale bergamasco.

"Si stima che in Europa oltre il 25% dei malati di cancro ha uno o più figli di età inferiore ai 18 anni - continua Simonetta Spada -. Comprensibilmente i genitori tendono a tenere con i propri figli un atteggiamento protettivo che si concretizza nella dissimulazione. Sono comportamenti che inducono una distanza che può alimentare un disagio psicologico all'interno del nucleo familiare. E' su questo che bisogna intervenire perchè le domande, i pensieri e le emozioni relative alla malattia che non trovano spazio per esprimersi, rischiano di trasformarsi in sentimenti di colpa, di abbandono e aggressività".

Data creazione: 27 Marzo 2015
Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre 2023
Federica Belli - Ufficio comunicazione : ufficiostampa@hpg23.it