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Pericarditi: la colchicina aggiunta alla terapia antiinfiammatoria riduce le recidive

Nei pazienti con pericardite acuta, la colchicina aggiunta alla terapia antiinfiammatoria convenzionale, a base di aspirina o ibuprofene o indometacina, riduce significativamente il tasso di ricorrenza della malattia. A dimostrarlo definitivamente uno studio pubblicato su The Lancet il mese scorso, che vede coinvolti anche Antonio Brucato , Silvia Maestroni e Davide Cumetti del reparto di Medicina interna dell' Ospedale Papa Giovanni XXIII, centro di riferimento in Europa per la cura di questa malattia, provocata dall'infiammazione del pericardio, il sottile foglietto che riveste il cuore, e accompagnata da dolore intenso e frequenti recidive.

Già altri trial avevano dimostrato l' efficacia e la sicurezza della colchicina, tra cui uno studio condotto dallo stesso gruppo di ricercatori, coordinati da Massimo Imazio del Dipartimento di Cardiologia dell' Ospedale Maria Vittoria di Torino, e pubblicato nel settembre dello scorso anno su The New England Journal of Medicine, tra le riviste scientifiche più prestigiose al mondo con The Lancet. Ma se lo studio del New England aveva dimostrato l' efficacia della colchicina solo nel primo attacco di pericardite, quello ora pubblicato su Lancet conferma l' efficacia anche nelle successive recidive.

Nello studio più recente sono stati arruolati 240 pazienti: nel gruppo trattato con colchicina in aggiunta a un trattamento antinfiammatorio standard la quota di soggetti che hanno presentato una pericardite recidivante è stata di 26 su 120 (21,6%), mentre nel gruppo di controllo (trattato con placebo) di 51 su 120 (42,5%).

"Ipotizzavamo già, grazie a studi precedenti, che la colchicina aggiunta al trattamento convenzionale antinfiammatorio poteva essere utile nel contrastare le recidive, che possono essere frequenti e possono compromettere seriamente la qualità della vita dei pazienti, perché accompagnate da dolore toracico, febbre, astenia e difficoltà respiratoria" ha spiegato Antonio Brucato, direttore dell' Unità di Medicina interna dell' Ospedale Papa Giovanni XXIII. "Questo studio ha portato alla conferma definitiva, anche in caso di ricorrenze multiple, di una delle più complesse sfide nella gestione delle malattie del pericardio, escludendo eventi avversi importanti".

La pericardite resta però un malattia "orfana" di terapie, perchè la colchicina non è ancora approvata per questa indicazione e il suo uso come tale resta off-label. Ulteriori ricerche saranno importanti soprattutto per identificare la migliore durata del trattamento, attualmente tarato su un periodo di 6 mesi, anche se i ricercatori credono che un' estensione potrebbe ulteriormente diminuire il tasso di recidiva.